Figlio

Un sasso, lanciato nel futuro!

 

Nel volo mio, vedo già la terra

fertile allora

arida ora

una madre che, s’è mutata in muro

a mutarmi in schegge, in un altro schianto

per altri lanci, ed un po’ di pianto:

io, a pezzi per il suolo

tu, ancora lassù in alto

il vento tra i capelli, a seguitare il volo!

 

Cadrai anche tu, ma un po’ più avanti

spero ardentemente in uno stagno:

lo schianto un tuffo

la fine? Solo un bagno!

I cerchi concentrici del pianto

a un altro cielo, faranno da bersaglio:

le reti getterà…

o sarà uno sbaglio!

 

Non ricadono sui figli, le colpe di noi padri

sono anche di noi padri, invece i loro sbagli:

ho sbagliato io, ma non serbar rancore

per quanto strano sia, è stato sempre amore

e mentre perdo quota, vedendoti salire

almeno con lo sguardo, perché sei già lontano

ti prego, figlio mio, teniamoci per mano

così sarà più vero, che non sei da solo

che ci sono anch’io, nel tuo folle volo.

 

Sono pure nostri, i meriti dei figli

non solo i loro sbagli:

le schegge di noi padri, a terra sparpagliate

forse pescherà quell’altro cielo

finendo per vedervi… dei bersagli;

forse ciascun padre, mutato in un bersaglio

sarà come un mirino

mutando in un bersaglio, lo schianto suo più antico

che nella stessa rete finirà

bianca perla inattesa, di un filo infinito:

da un figlio finito, però in uno stagno

al suo ultimo avo

da te, figlio mio, sino ad Adamo…

 

Lo so, quest’è troppo

adesso sul serio, non spero, ché sogno:

quand’è caduto, ben altro Figlio

ha salvato suo Padre, assieme ad Adamo…

perché neanche un po’, gli rassomiglio?!

Pensaci tu, ad essere un uomo

pensaci su, scegli tu il modo;

io t’ho lanciato, verso uno stagno:

controllala tu, la traiettoria

finiscila tu, la tua e la mia storia

ché se stando lontani, stringerai la mia mano

se ancora vivrò, nella memoria

cadremo assieme, dentro quell’acqua…

entrambi faremo, forse… la Pasqua!

 

 

Ma se cadrai in terra, non sarà un fallimento:

in un modo o nell’altro, per un piede od un miglio

lancia anche tu, nel futuro, tuo figlio;

se fallirai, non sarà un fallimento:

per la speme e l’amore… grazie lo stesso!

Informazioni su feliceconti

Sono un essere umano (credo che questa, per quanto scontata, sia la cosa che più d'ogni altra, meriti menzione), ed anche se laureato in biologia, sono appassionato di poesia da sempre (ho cominciato a comporre fin da bambino). Ho partecipato a vari concorsi, ed a titolo d'esempio posso citare: Fonopoli parole in movimento, Il Club degli autori, Anguillara Sabazia città d'arte, Il giro d'Italia delle poesie in cornice (XII posto nell'edizione 2003). Oltre a pubblicare me stesso, nella vita di tutti i giorni, ho ottenuto la pubblicazione di mie opere, nelle antologie dei concorsi ai quali ho partecipato, ed in altre raccolte, quali l'Antologia del ricordo, curata dall'Associazione Culturale Pragmata. Ben lungi dal volermi dare delle arie (d'altronde, i piazzamenti nei concorsi, e penserà qualcuno, la "semplicità" delle poesie, non mi spingono a farlo), ho scritto queste "stanche" righe, solo per aiutarvi a prendermi un po' sul serio. Non compongo sempre per un impulso irrefrenabile, a volte piuttosto mi comporto da pittore, col foglio per tela, e la penna per pennello, e ritraggo un paesaggio, ma del mio mondo interiore; mi capita anche, lo confesso, d'aggiungervi qualcosa: l'anelito della cima di un monte, l'allegria di un ruscello, la calma di un albero, ed il bello è che spesso, dopo qualche tempo, finisco col trovarli davvero, nella mia anima. Scrivo della parte migliore di me, costruendo spero, per chi ha la pazienza di leggermi, non un muro d'incomprensione, ma una galleria, nella quale addentrarsi mano a mano, osservando gli squarci da cui filtra il sole, e quel barlume di speranza, laggiù in fondo, quindi se volete, leggete le poesie prima di getto, come a pescare con una rete a maglie larghe, e poi via via con più attenzione, passando a reti dalle maglie più sottili. 'Salite e discese', è il titolo che ho dato a questo spazio, e credo si spieghi un po' da solo: si riferisce alla vita d'ogni uomo, quando crede di salire, ed invece perde quota, o quando accade il suo contrario, alla vita d'ogni uomo, quando cammina a marcia indietro, guardando la discesa, perché sente che così fatica meno, o guardando la salita, perché crede d'essere in ascesa; si riferisce al fatto, che tutti cerchiamo una maniera, di salire scendendo, tutti cerchiamo qualcosa, che della parabola della nostra vita, sappia mutare in positivo... il segno! Un avvertimento sul modo di leggere le mie poesie: al termine di un verso, fate una pausa, anche se non c'è punteggiatura. Bene, per vostra fortuna ho finito la mia introduzione, quindi, grazie per la pazienza d'essere arrivati fino in fondo, anzi... grazie d'esistere!
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