Per dar luogo ad un corso, l’acqua alla fonte
ha bisogno d’un paio, di sponde:
per dar luogo a un ruscello, frizzante ed allegro
innesco a un torrente, rombante e irruento
che esplode in un fiume, d’entrambi pastore
d’entrambi più tacito e lento.
Può esistere un volto, senza i suoi margini?
Può esistere un corso, senza i suoi argini?
L’acqua s’accresce:
non siano le sponde, talmente alte e strette
da farla rabbiosa e profonda
per tentar di fuggire, col salto d’un’onda… in un’onda!
L’acqua s’accresce:
non siano le sponde, così basse o distanti
da disperderla in spazi, per lei troppo ampi
cercando nolente una diga
a quell’inondare e inondarsi.
Può l’acqua, bruciare i suoi giorni?
Sì, se perde del corso, del volto, i contorni!
Per la coppia di sponde, discreta e costante
d’un corso bambino, che s’è fatto grande
continua anche dopo la fine, la storia
perché un fiume sa, ridar vita alle sponde:
non sapete che l’acqua, possiede memoria?
Ma dono d’un dono
ben oltre quel fiume, non può certo andare:
in un cielo riflesso, di nuovo
s’accorge che mutato è in un uomo!
Ma dono d’un dono
ben oltre quel fiume, non può certo andare:
il destino dell’acqua, non sapete che è “a mare”?
“Amando” ritrova, la coppia di sponde
amando cambiate, in placide onde
e lo cullano ora
come il fanciullo d’allora.
La sponda è la spiaggia
lì il tempo ormai dorme:
nessuna clessidra, candida e immobile sabbia.
Chi non dorme è quell’uomo
delle onde, ha sentito già il suono…
è la sua ninna nanna!
Canta anche lui, canta Felice il suo grazie:
è per voi… un papà ed una mamma!
Un fiume