Perché più m’invecchio
più pezzi del puzzle, ritrovo staccati?
Più pezzi, ritrovo mischiati?
Prima del puzzle, quasi vedevo il disegno
e il quasi, del senso del mondo era il pegno
ora, di fronte ai frammenti sparuti
credo che fosse illusione
dei pezzi staccati dal tempo, un tempo l’unione!
Che fare?
Il senso del mondo, ancora inseguire
il telo del puzzle tessendo
con mano malferma, e mente confusa?
Il senso sarebbe la lepre, ed io tartaruga!
Oppure, le braccia incrociare?
Comunque vivrei alla rinfusa!
No, né l’uno né l’altro!
Quello farò, che certo può fare chi è vecchio:
il piano sgombrare, i pezzi gettando nel secchio!
Terrò un pezzo solo, in mano, in testa, nel petto
ché sopra c’è un uomo, a braccia allargate:
più non capisco se è in croce
più non capisco, qual è la sua voce
più non capisco, se provi più gioia o dolore
però del suo amare, il fine e la causa è l’amore!
Dopo un istante
starò del respiro, all’ultimo atto
finendo la vita da amante
perciò, sul piano già sgombro, tutto d’un fiato
il ghigno del nulla vedrò, così disperato
reso migliore perché, un poco avrò amato!
Ma forse vedrò, del mondo ben altro disegno
ed è avendo amato, che dei tratti suoi sarò degno:
vedrò, ora dai pezzi nascosto
allora dei pezzi l’oblio…
il dolce sorriso, di Dio!
Sono mancino
così di rossore, sarò quel puntino
nell’arco di tanti colori, dal naso alla bocca
che dalla sinistra del viso
farà più Felice il sorriso
e Felice sarò, gustando, di corsa ed immoto
dal puzzle la mia via di fuga:
non di vecchiaia… ma di gioia una ruga!