Dai, adesso chiudi gli occhi
così vedrai il mio sguardo
distante dal tuo viso appena un palmo.
Dai, che ora ho chiuso gli occhi
il seno, premuto al petto mio, perciò ne udrà i rintocchi
campane d’una festa silenziosa
però che festa sia, in questa primavera rarefatta
e che sia primavera, col frullare d’ali di due braccia
volate in un istante sino a te, sul vento del pensiero
per stringerti a tenaglia
e cingerti così in una muraglia.
Tu, che vivi ad una casa di distanza
allarga le tue braccia;
se fossi il maschio tuo, ti direi d’aprire anche le cosce:
lascia t’entri dentro in qualche modo
battendo con l’amore le tue angosce.
Un virus lo so bene, s’è messo la corona
del mondo ormai s’è fatto imperatore
coi propri replicanti, giungendo in ogni dove
a chiuderci a una casa di distanza
per renderci deformi queste ore…
Ore? Giorni settimane e forse mesi!
Chissà, se come un impietoso educatore
che non disdegna affatto, le pene corporali
ci farà donare, un poco più d’amore
ma tu che sei l’amore, ascolta le mie ali!
Come? Chiudendo gli occhi tuoi
per guardare aperti quelli miei
chiusi ad una casa di distanza.
Lascia ti protegga, con una muraglia!
Lascia t’entri dentro, come fossi lì nella tua stanza:
non sarai più sola
e ti si scioglierà, quel nodo di paura nella gola;
invece che deformi queste ore
avranno, dolce e sensuale la tua forma…
la forma dell’amore!
Dai, adesso chiudi gli occhi:
è cosa buona e giusta, che con una splendida magia
da qui, io possa volar via.
Fa in modo che io traversi, queste e quelle mura
per scioglierti al calore la paura.
Adesso hai chiuso gli occhi?
Bene! Che la lingua taccia.
Volo! Che ora parli amore…
stringendo proprio te, l’amore… tra le braccia!
Forse tutto questo, è solo un’illusione;
poiché non sono niente, è solo un’altra bolla di sapone
però l’averti scritto questi versi…
Dio! Sapessi che emozione!
Scritta nel pieno del confinamento nelle nostre case, a causa della pandemia da Covid-19.
Scritta per una grande solitudine, femminile singolare, che proprio perché grande, sola non lo è mai stata per davvero.
Scritta da un piccolo sogno, maschile singolare, che proprio perché piccolo, era destinato a rimanere tale e quale.
Eppure in quei momenti, ne è nata un’illusione, cresciuta fino a diventare una speranza, per un istante solo: la speranza, che quella solitudine, la potesse consolare.